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Linnea - The Child Thief

The Child Thief

Piccoli fiocchi di neve cadevano scendevano dal cielo grigio sulle loro facce fredde; il freddo non era mai stato un loro problema.
A Biancavilla c'era il mare, non nevicava da sessant'anni; ma quell'inverno la salsedine non era riuscita a sciogliere la neve, e la città era rimasta in silenzio sotto il manto bianco.
Casa di Green era antica e impersonale, enorme e imponente nel suo austero stile giapponese, con le porte scorrevoli in legno dipinto a mano con fiori di ciliegio, i kotatsu, le dispense internate sotto al pavimento in parquet, i separé di carta. S'erano sdraiati sotto al portico, un lungo corridoio scoperto correva lungo il perimetro dell'edificio, al di fuori d'esso vi era un giardino triste e grigio in tutta la sua maestosità, gli scivoli e le altalene arrugginiti. Forse un tempo Green aveva fatto merenda in quello stesso punto; prima di morire, sua madre aveva usato chiamarlo mentre si nascondeva nella dimessa casa sull'albero per portargli dei sandwich e del succo d'arancia, s'era addormentato sotto al sole estivo sdraiato su quel pavimento di legno profumato. Un tempo quella casa doveva esser stata meravigliosa, ora sembrava semplicemente opaca, ferma nel tempo dopo la dipartita dei suoi proprietari; Oak l'aveva ristrutturata, ma Blue pensava che una casa dove due persone fossero state uccise avrebbe dovuto semplicemente smettere di esistere, si chiedeva se camminando tra i corridoi Green non ricordasse qualcosa di strano... Per un periodo, all'età di diciassette anni aveva frequentato il ragazzo, una mattina davanti ad una tazza di the Margi le aveva parlato di quella storia come se non stesse parlando dei suoi genitori; lei al momento del fatto era a casa di un'amica dalla quale avrebbe dovuto dormire; due ladri erano entrati in casa, la madre aveva nascosto Green sotto al letto, ore dopo il bimbo di quattro anni aveva raggiunto il laboratorio del nonno a due chilometri di distanza, sporco di sangue non suo; lui insisteva nel dire che non ricordava niente, ma Margi si chiedeva, starà mentendo?, piegandosi in avanti come per confidare un segreto le aveva detto, da quel giorno mio fratello è cambiato radicalmente.
Smise di pensarci, i traumi infantili non era una cosa con cui andava molto d'accordo; si voltò verso Silver mentre il vociare della casa riemergeva dai suoi pensieri.
"Ho ho ho, puttane!"
"Hey, non sarà per caso una bicicletta?!"
"Stai calmino, Babbo Natale non è ancora arrivato"
"Hey", la voce di Crystal le fece sollevare la testa. "Non avete freddo?" sorrideva delicatamente, strofinava le mani arrossate sulle braccia.
"Si sta bene"
"Beh, è ora di andare" Avevano promesso di fare volontariato all'orfanotrofio in cui lavorava Crystal; in linea d'aria casa di Green non era molto lontana, il vecchio Oak s'era messo in testa di passare un Natale con "tutta la famiglia", aveva invitato anche i loro, di parenti. Beh, a parte il padre di Silver per ovvi motivi. Chissà dov'era, poi.
Quando Blue rientrò nella sala, Gold era appena arrivato e aveva ancora la neve tra i capelli; sotto all'albero di Natale vi era qualche regalo, molti erano per Liza, la figlia di Margi e Bill, gli altri erano futili pensierini di circostanza per ognuno di loro. Il Professore se ne stava davanti al camino con una cioccolata calda e un dolcevita, la pronipote sdraiata sul tappeto di fronte a lui con un cerchietto tra i lunghi capelli color cioccolato e un abito color panna, immersa nella lettura di un'enciclopedia sui Pokémon per bambini.
"Green, prima di andare perché non vedi se c'è qualcosa di riutilizzabile nella tua vecchia camera? Potrebbe far comodo all'orfanotrofio" faceva Margi, gli occhi di Crystal si illuminarono immediatamente e si fissarono sul capopalestra seduto sul divano accanto la sua fidanzata.
"Davvero?!"
"Buona idea"
"Potremmo metterli nel sacco da Babbo Natale" aggiunse Red, mettendosi in piedi.
Salirono quindi al secondo piano della casa, le scale erano buie e cigolanti, ma al piano l'illuminazione degli stretti corridoi era buona, con delle lampade antiche posizionate a distanza regolare su entrambe le pareti. Stranamente, le scale si affacciavano a metà del corridoio.
"La parte destra della casa fu costruita alla fine degli anni settanta da mio nonno, lì c'è uno studio, un secondo salotto e dietro la porta in fondo c'è una scala che conduce all'attico" Green si diresse sulla destra, non ci volle un genio per capire quale fosse la sua camera. A caratteri cubitali, la scritta "GREEN" in legno tinto di blu era scandita sul legno. Nello stipite sinistro erano incise alcune tacche, forse per indicare le fasi di crescita di un bambino; ce n'erano solo quattro però, l'ultima arrivava quasi all' anca di Blue- Green era sempre stato estremamente alto.
"Scusate la polvere, questa stanza non viene mai aperta", il padrone di casa toccò l'interruttore, dal lampadario azzurro la luce si diffuse tremolante nell'ambiente, poi si stabilizzò; la lampadina era una di quelle di vecchio tipo.
"Ma questa è la stanza dei sogni!" esclamò la fidanzata di Green, una ragazza di nome Margo, senza l'accento, di Sciroccopoli; i suoi occhi erano due pozzi di catrame, si guardava attorno con aria meravigliata. "Balù!" esclamò prendendo un grosso ursaring di peluche con una bavetta su cui era ricamato il suo nome, Balù appunto.
"Cosa vorresti regalare ai bambini, Green?" chiese Crystal.
"Tutto quello che è riutilizzabile. Balù, per esempio", fece strappandolo dalle mani di Margo e infilandolo nel sacco rosso; Gold aveva promesso di vestirsi da Babbo Natale.
Scoprirono che quasi tutto, era "riutilizzabile"; vestiti e giocattoli in quella stanza erano praticamente nuovi. Vi erano felpe, giacche eleganti in miniatura, piccole scarpette costose; giocattoli che al tempo dovevano essere stati molto costosi. Tutto in quella stanza parlava di un bambino benestante destinato a crescere tra gli agi, con la fortuna di far parte di una famiglia d'elite. Nulla di ciò rispecchiava Green, il matto viveva nel vecchio appartamento gonfio d'umidità sopra la palestra a disposizione di chiunque la gestisse, coi vecchi mobili che i capipalestra prima di lui v'avevano portato. Dentro quel posto angusto v'era persino la roba di Giovanni, che l'aveva usato come magazzino personale.
Gold dentro un baule trovò una pistola caricata a pallini arancioni, iniziò a spararli su Silver, che si armò all'istante di un'action figure di Action Man con il braccio che sferrava pugni quando tiravi la leva dietro la sua schiena, avvicinandosi.
"NO! Niente regali violenti! Prendete solo i giochi con i quali non si può giocare alla guerra. Capito Yells? Lascia quei soldatini"
"Action Man è un uomo d'onore, lui non fa la guerra"
"Sferra pugni e tanto mi basta" Crystal tolse la bambola dalle mani di Silver, ignorò la sua smorfia da deficiente: lui e i suoi cartoni animati anni '90.
Green si diresse verso la libreria, iniziò a tirare fuori libri educativi ed enciclopedie per bambini.
"Guarda qua!" fece Margo sfogliando un libriccino sui Pokémon preistorici illustrato con dei disegni apparentemente fatti a matita.
"Secchione anche da piccolo..." Da una delle pagine spuntò la figuretta di un Tyrunt, era possibile fargli muovere le fauci tirando la linguetta di carta.
"Questi saranno una buona aggiunta alla biblioteca dell'orfanotrofio"
"Quale biblioteca, non ne abbiamo!" Crystal impilò sulla scrivania i libri da portarsi, velocemente; "Green, grazie per tutto quello che stai facendo per l'orfanotrofio, l'ultima donazione è stata proprio quella di tuo nonno otto anni fa; renderanno la vita dei bambini molto migliore"
"E' solo vecchia roba usata" sospirò il ragazzo. In quaranta minuti volarono all'orfanotrofio; Gold si era lamentato tutto il tempo del freddo da sotto la sua barba sintetica, il cappello rosso infilato nella tasca del parka.
"Crystal! Menomale che sei arrivata!" Fece il direttore uscendo nel vialetto, venendole incontro.
"Che succede, signore?"
"Si tratta di Karol"
"Karol?"
Il direttore spedì Crystal in questura; mentre Gold e Red distribuivano i regali (tutti uguali, salvo evitare litigi tra i piccoli), Blue e Silver seguirono la ragazza: Silver per far compagnia alla ragazza e Blue semplicemente perché odiava i bambini e il loro vociare.
La questura di Fiordoropoli era deserta, anche i criminali a Natale si concedevano una vacanza; quasi tutti.
"Crystal, buonasera" fece un uomo anziano in giacca marrone; portava un simpatico farfallino a quadri al collo.
"Signor Collins, cos'ha combinato sta volta?"
"Taccheggiamento, di nuovo"
"Karol...". Karol era un bambino albino, sedeva sulla panca di legno della questura con le mani arrossate strette tra le ginocchia, lo sguardo  corrucciato.
"Karol! Non ci dai una pausa neanche a Natale!" Sbottò immediatamente Crystal distaccandosi dal gruppo e camminando verso il bambino a grandi falcate. Non sembrava avere più di sette anni.
"Non volevo arrivare a tanto, ma da oggi la tua ora di permesso per andare in città da solo è revocata! Potrai uscire solo accompagnato da un adulto" scocciata, afferrò il bimbo per il polso e lo strattonò in piedi.
"Chiedi scusa al signor Collins per averlo disturbato la sera della vigilia di Natale"
Karol guardava l'uomo, il suo assistente sociale con umiliazione, la sua piccola bocca piegata in una smorfia tra le carnise guance lentigginose.
"Mi scusi, mister Collins" fece, con vocina monotona. Crystal sospirò stancamente.
Con una semplice firma, la ragazza riuscì a liberare il piccolo, una volta riscesi in strada, tra la neve sporca si chinò di fronte a Karol, mettendo le mani guantate sulle sue esili spalle.
"Perché ti ostini a combinare disastri?"
"Oggi è il mio compleanno, volevo un regalo..."
"All'orfanotrofio stanno distribuendo regali proprio adesso"; il bimbo la guardò con occhi pieni di lacrime.
"Non preoccuparti tesoro, ce ne sono anche per te. Li scarterai più tardi" il bimbo iniziò a camminare verso casa, si muoveva goffo nei suoi vestiti imbottiti, tutti un po' grandi per lui."Karol è un bravo piccolo" iniziò la ragazza con gli occhi di cristallo "talvolta però tende a cacciarsi nei guai. Fin troppo spesso direi; non riesco a capirlo... suo padre era un capitano dell'esercito, è andato disperso un paio d'anni fa, sua madre è morta di cancro sei mesi fa, e visto che non aveva nessuno si è ritrovato da noi; deve essere stato terribile per lui..."
Silver gli si avvicinò, distanziandosi dalle due ragazze.
"Ciao Karol" iniziò. Il bimbo lo guardò coi suoi occhi cremisi, da sotto il cappuccio del giubotto.
"Io sono Silver" il bimbo non gli rispose. "Ti piacciono i Pokémon?" Ed allora il piccolo annuì.
"Oggi è anche il mio compleanno"
"Quanti anni fai?"
"Venti. Lo sai, anche io sono orfano, però non sono mai stato in un orfanotrofio come te"
"E perché mai?"
"Continuavo a scappare"
"Buona idea"
"Però sai, alla fine sarebbe stato meglio restare in un orfanotrofio, con cibo caldo e un tetto. Non hai fratelli?"
"No"
"Se ti facessi un regalo? Prometti di non cacciarti più nei guai?"
"Non lo faccio a posta a cacciarmi nei guai"
"Il mio regalo ti insegnerà a non farlo"

Lasciarono Karol all'orfanotrofio, Silver tirò Honchkrow fuori dalla sfera. Blue lo raggiunse
"Che stai facendo?"
"Ho promesso un regalo a Karol"
"Vengo con te"

Honchkrow fendeva il freddo con le grosse ali nere, Blue si stringeva dietro la schiena ampia di Silver, la temperatura continuava a calare, e mentre volavano sopra il Kanto tanti piccoli fiocchi di neve danzavano attorno a loro.
"Sai, Karol mi ricorda terribilmente te. Anche tu avevi il viziaccio di taccheggiare scemenze ai centri commerciali. Ma al posto degli mp3 rubavi i dolci"
"Riempirmi la pancia mi premeva di più della musica", la voce di Silver era allegra sotto al suo solito tono calmo e al rumore del vento.
"Cos'hai intenzione di regalargli?"
"Lo vedrai" rispose, e di colpo Honchkrow scene in picchiata sul tetto di un palazzo.
"Grazie amico" fece, accarezzando il piumaggio nero. Scesero le scale, aprirono la porta dell'appartamento di Silver. Brian se n'era andato da pochi giorni, ancora non ne avevano parlato.
"C'è una cosa che voglio dare a quel bambino" iniziò il rosso dirigendosi verso la camera da letto. Si chinò di fronte un mobile che poco aveva a che fare con l'arredamento messo a disposizione dal padrone di casa, aprendolo rivelò un uovo di Pokémon avvolto in una coperta, sotto la luce di una lampada speciale.
"Lo abbiamo salvato durante un'operazione al rifugio, era stato importato illegalmente da Alola... dentro c'è un Pokémon speciale. Da piccoli abbiamo tutti bisogno della compagnia di qualcuno di speciale, io avevo te e Sneasel... lui avrà questo Pokémon"
"Ma sei sicuro..?""Ha un qualcosa dentro di sé, questo Pokémon è destinato a lui"

E Silver non si rendeva ancora conto di quanto ciò fosse vero, ma quell'aura che quel bambino portava dentro di sé, quella vi era sin da allora, e quella scelta li avrebbe salvati tutti...


Note:
E anche quest'anno Linnea salva il natale. E Gold (hai promesso, Andy Black just like your soul). Questa fic lascia molte cose in sospeso perché non è altro che un innesto per una multicapitolo e varie raccolte ad essa legate. Exit Wounds e Bulletproof Cupid fanno parte di essa ma non serve leggerle per conoscere queste soo. Buon Natale! 🎅

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