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100 Ridicolous Ways to Kill Silver: 51 - 75

100 MODI RIDICOLI PER UCCIDERE SILVER



51. CATTIVE ABITUDINI
"Gold, dannatissimo! Perché diavolo hai fatto la cacca nel bidet?!" urlava Crystal, dal piano di sopra.
Silver e il ragazzo dagli occhi dorati erano in salotto, a guardare Temptation Island. Era inspiegabile il motivo per cui quei programmi così demenziali gli piacessero.
"Penso che tu debba salire sopra" disse il primo al secondo. Quello sbuffò e si diede uno slancio con le gambe.
"Op-là" fece, sbuffando.
"Gold!" urlava Crystal.
"Sì, Signorina Rottermeier! Sto salendo!" le rispose a tono, riempiendo il salone con la sua voce.
"Prendimi una banana, prima di salire".
"Devi finirla d'ingoiarle tutte intere" ridacchiò Gold, di sottecchi.
"Coglione...".
"Goooold!".
"Arceus... per una cacata nel bidet..." concluse, lanciando la banana a Silver e salendo sopra.
Quello la sbucciò e fece per infilarla in bocca, cercando di concentrarsi su Lenticchio e la sua carnagione oltremodo scura per una serie infinita di fattori ma non riuscendoci.
Difatti era stranamente interessato alla lite del piano superiore.
"Come diamine hai scambiato il bidet per il cesso?!".
"Sono entrambi bianchi! Un po' come per i cinesi, non li distingui!".
"Il gabinetto è quello col buco!".
"Questa è la differenza tra uomini e donne...".
Silver continuava a infilare la banana in bocca, sorridendo per le risposte spontanee del coinquilino.
"Sei un coglione! Ora raccogli quella merda da lì".
"E dove la metto?".
"La butti nel cesso!".
"Quello col buco?".
"Quello dove non è adesso!".
Silver avrebbe voluto sorridere ancora ma la banana era in profondità. Troppo in profondità, non se n’era reso conto.
Morì con una banana intera in gola e il volto violaceo.

52. IMMEDESIMAZIONE
Nell’ultimo periodo, Silver era diventato particolarmente interessato al Canada e alle usanze della sua gente. Il suo problema era che, una volta in fissa, finiva col trasformarsi completamente in un’altra persona.
Proprio per questo, Gold e Crystal dovettero subirsi una sua praticamente infinita recita in cui interpretava il canadese perfetto. Tutto finché Gold non venne a scoprire che i canadesi avevano una paura folle del buio. Volendosi vendicare, insieme a Crystal, quella notte bloccarono la porta della stanza del rosso, dopodiché fecero partire un piccolo impulso EMP che mise fuori uso tutti gli aggeggi elettronici. Con l’orecchio appoggiato alla porta, i due sentirono le urla di panico di Silver che andava a sbattere contro ogni mobile. Sentirono un trascinare di legno sul pavimento, un piccolo tonfo, e poi il silenzio.
Crystal aprì la porta nel momento esatto in cui l’effetto dell’EMP svanì. Le luci tornarono lentamente a illuminare la stanza, rivelando il cadavere violaceo di Silver che, per il panico, s’era impiccato sotto il lampadario.

53. PRESSIONE
“Gold, dovresti smettere d’importunare Chiara” disse Silver. “Alla fine non è che perché una ha il seno un po’ più grande debba essere messa in croce dai tipi stupidi come te”.
Il moro sbuffò.
“Il fatto che abbia i zizzoni è solo un incentivo. Io so per certo che Chiara voglia fare sesso sporco con me”.
“Non è così assatanata come pensi…” ribatté Crystal, camminando alle loro spalle verso la porta. I due si voltarono immediatamente, con Gold che sorrideva incredulo e Silver che invece si limitava a spalancare occhi e bocca.
“Che significa?!” urlò il primo.
“Nella mia fase lesbo ho passato diverse notti con Chiara”.
“HAI AVUTO UNA FASE LESBO?!” urlava Gold impazzito, voltandosi a guardare l’amico. Quello, d’altro canto, non se l’aspettava; il suo volto diventò paonazzo e gli occhi cominciarono a spalancarsi sempre più.
“Silver” lo chiamò Crystal, toccandogli una spalla.
“Cioè, sta per morire una cosa del genere?” domandò l’altro.
“Sembra incredibile” lei sorrise. “Almeno lo uccido io, stavolta, fai sempre tutto tu”.
E così i suoi occhi cominciarono a gonfiarsi, fino a quando non raggiunsero un volume esagerato.
“Levagli il dito dal culo, che così sfiata…” sussurrò Gold, che già si preparò. Vide Crystal allontanarsi rapida e lui invece alzò i piedi sul tavolino, cambiando canale.
I bulbi esplosero e inondarono di sangue il volto dell’altro, che si pulì con la manica della giacca. La ragazza tornò in salone col volto schifato, guardando il moro.
“Ma come fai?”.
“Faccio finta che sia salsa di pomodoro”.

54. BUCCIA DI BANANA
Fra i boschi di Sinnoh, Silver s’era inoltrato fin nel cuore della vegetazione, fra alberi giganti e Pokémon selvatici che scorrazzavano tutt’intorno. Stava inseguendo un gruppo di Chimchar che gli aveva rubato la scorta di banane che s’era portato da casa, di quelle che non erano per essere mangiate. Con Weavile al fianco, stava cercando disperatamente di colpire l’incriminato autore del furto quando uno dei Chimchar lasciò cadere una buccia di banana, dopo essersi ingozzato col frutto.
Silver era troppo preso dall’inseguimento e ci andò a finire col piede destro sopra. Scivolò e andò a sbattere con la testa contro una radice dalla forma stranamente fallica, aprendosela a metà come una noce di cocco.

55. PARTIAMO MALE, MAMMA
La sala parto era calda e accogliente. Al momento della nascita Atena sentì un piacere unico, dovuto al sollievo di non dover sopportare più il dolore dell’enorme testa di suo figlio nella vagina, unito al piacere e all’eccitazione di esser diventata madre.
“Dov’è suo marito?” domandò l’ostetrica, cercando di parlare oltre le grida isteriche del neonato.
“E chi lo sa… Un po’ qui, un po’ là…”.
“Ma è femmina?” domandò il medico, alle spalle.
“No, sembra un pene…” aveva risposto l’infermiera.
Il piccolo Silver venne avvolto in una calda coperta e messa tra le braccia di Atena, che sorrise all’ennesimo grido del bambino.
“Ti chiamerò Silver. E sarai un bambino pieno di vita, con una famiglia che ti vuole bene e con l’antipatia per i Pokémon d’Acqua, oltre che una strana repulsione per le fangirl che vogliono farti accoppiare con Gold, il bambino della porta accanto che è nato sei mesi fa ma è ancora qui”.
E così il bambino, che piangeva, venne stretto tra le braccia della madre, che però per grattarsi la tetta destra lasciò cadere il bambino per terra.
Non piangeva più.
“Oh, dannazione…” fece, voltandosi verso di lui. “Ho sporcato il lenzuolo di latte!”.

56. DRIN DRIIIN
Gold diede una sonora accelerata, facendo rombare il motore della sua moto da cross. Dietro di lui, stretta alla sua schiena, Crystal stava abbassando la visiera del casco.
“Pronti?” chiese lui.
Spaziò con la vista all’interno della Torre Dei Cieli, la cui ampia sala era piena di buchi nel pavimento instabile. Colonne semi distrutte, pezzi di soffitto in bilico e continue scosse rendevano il tutto ancora più pericoloso. Ma loro tre dovevano arrivare in cima, dove Rayquaza era atterrato, per cercare di placare la sua furia distruttrice.
“Gold, giuro che se mi fai morire, ti uccido”.
“Tranquilla, con questa andremo avanti senza problemi. Silver, tu sei pronto?” chiese quello con gli occhi d’oro.
Si girò a vedere il loro amico.
Drin driin fece lui, utilizzando il campanello della sua bicicletta rosa con le rotelle e il cestello da picnic. Uno sticker con una grande stella fosforescente luccicava sul manubrio. Il suo sorriso gli ricordò il viso di un bambino grasso a cui avevano appena comprato delle schifezze da mangiare
“Ancora non ho capito perché gli hai permesso di venire con quella cosa” disse Gold alla ragazza.
“Non sa guidare una moto. Non sa nemmeno andare in bici, se è per questo. E poi si è messo a piangere nel negozio di affitto mezzi. C’eri anche tu, cosa potevo mai fare? Sai bene che poi stasera sarebbe venuto a piangere nel mio letto, per colpa degli incubi” si difese lei.
“Non stasera, che finalmente ti è passato il ciclo” sorrise lui. Una luce gli avvampò negli occhi.
“Zitto. Non giocherò mai più a carambola con te”.
“Sei tu che hai voluto scommettere” rise occhi d’oro.
Poi diede una sonora accelerata, pregustando il calore del corpo di lei, partendo impennando. La ragazza urlò così forte che coprì il fragore che si aprì dietro di loro.
Silver cercò in qualsiasi modo di stargli dietro, perdendo strada ogni secondo che passava. La sua piccola ruota destra s’impigliò in una pietra e venne sradicata. Il rosso perse buona parte dell’equilibrio e iniziò a sbandare.
“Matilde!” urlò lui, piangendo la piccola rotellina rosa.
Andò a sbattere contro una colonna franata e anche la seconda ruota ausiliaria andò persa.
“Lulù, no!” le lacrime sgorgavano dagli occhi di lui.
Con la bicicletta che si manteneva in equilibrio solo grazie alla velocità, Silver avanzò accecato dalle lacrime.
“Dove diavolo è finito Silver?” chiese Crystal.
Gold fermò la moto una volta giunto in prossimità della sicurezza delle scale, derapando. In quel momento, videro il loro amico.
“Chi è quella ragazzina?” Gold lo indicò.
Poi riconobbe l’inconfondibile modo di piagnucolare del loro amico. Un attimo dopo, Silver cadde in un enorme fosso nel pavimento, seguito dalle macerie che crollarono su di lui.

57. GARA PIGLIAMOSCHE
Un Pinsir gigante, aveva catturato Silver.
Un Pinsir gigante dalle grosse tenaglie, con gli artigli appuntiti e le corna enormi e pieni di spuntoni.
Camminava fiero per tutto il Parco Nazionale di Johto, il rosso, sapendo che quella fottuta Baccapesca sarebbe stata senz'alcun dubbio sua.
Del resto era il primo premio.
"E il vincitore è... Asdrubale Pigliamosche, che ha catturato Metapod!"
"Ma come Asdrubale Pigliamosche?! Io ho preso una macchina da guerra! Putin mi ha contattato in privato perché vuole che glielo dia in cambio di un paio di buoni pasto e una vacanza in un gulag della Kamchatka e il vincitore è un fottutissimo Metapod?!".
"Certo" aveva ribattuto l'organizzatore. "Asdrubale, mostragli la potenza del tuo Pokémon!".
"Subito!" esclamò l'altro, prendendo il grosso bozzolo e usandolo per spaccare la testa a quello che protestava.
"Primo posto meritatissimo!" fece quello col microfono in mano, vedendo Pinsir afferrare il corpo senza vita di Silver e trascinarlo nell'erba alta.

58. CANDY CRUSH
Gold era intento a fare zapping col telecomando stretto in mano, giusto per perdere tempo. Gli arrivò una notifica sul cellulare che lo distrasse.
Lo sbloccò e vide che era l’ennesima richiesta di aiuto da parte di Silver.
“Hai di nuovo finito le vite a Candy Crush?” chiese Gold, alzando la voce.
“Sì” rispose lui, dall’altra stanza.
“Fottiti” rispose il moro, lanciando il telefono sul divano.
Riprese a passare da un canale all’altro quando il cellulare vibrò di nuovo. Lo schermo si accese, mostrando “Puttanella Rossa ha bisogno di aiuto, corri a…” non fece in tempo a leggere tutto ma il solo vedere il nome in rubrica di Silver lo fece imbestialire.
Con calma glaciale, estrasse la Glock dalla mutanda, dove portava i suoi due ferri, e tolse la sicura.
Con la canna bussò tre volte sulla porta della camera del rosso. Dopodiché, mentre sentiva la chiave girare, caricò il colpo in canna.

59. FANTASMI
"Sarà fantastico, Silver! Angelo è veramente una persona a modo! Ora aspettami qui che vado un attimo a dare cambiare l'acqua al pitone, ma vengo subito!".
La Palestra di Angelo era veramente buia. Silver aspettava Gold seduto educatamente sulle sedie nella sala d'aspetto quando il Capopalestra fece il suo ingresso.
"Salve. Sei qui per sfidarmi?" chiese, col solito tono della voce pacato e a modo.
"Sì ma sto aspettando che...".
"Scusami" fu interrotto all'improvviso, da una vecchietta alle spalle del Capopalestra. Angelo sembrava non sentirlo. "Scusami, giovanotto".
"Prego?".
"Cosa?" domandò Angelo.
"Puoi dirmi che ore sono?" chiese la donna anziana.
Quello guardò l'orologio e le rispose che fossero le quattordici e quindici. La nonnina ringraziò e sparì oltre la porta.
"E salutami tanto Angelo, che è distratto" fece, prima di dileguarsi.
"Oh, certo" le rispose educatamente lui.
"Ma di che parli?" chiese nuovamente Angelo.
"La vecchietta ti saluta".
Quello spalancò gli occhi. "Quale vecchietta?!".
"La vecchietta che era qui prima. Mi ha chiesto l'ora ed è andata via...".
Il sangue nelle vene del Capopalestra si gelò.
"Qui... qui non c'era nessuna vecchietta...".
"Ma come?!" esclamò quello. "Era qui, un attimo fa!".
"Ci sono i fantasmi!" urlò come una checca isterica il Capopalestra che, preso dal panico, afferrò il collo di Silver e lo strozzò, uccidendolo.
Il rumore dello sciacquone annunciò Gold, che prima guardò una versione totalmente inedita di Angelo e poi fissò gli occhi sul rosso.
"No! L'hai ucciso senza di me!".

60. MEPHISTO
“Fammi capire bene… funziona davvero così?” chiese Gold.
Esasperato, il Signore dei Demoni, rispose per l’ennesima volta alla domanda del ragazzo.
“Tu mi hai invocato per chiedermi qualcosa. Non sono mai stato trattato così vilmente da un essere umano prima d’ora! Sei il mortale più stupido che esista”.
“Ma davvero è così facile? Cioè, posso fare qualsiasi cosa in cambio di un’anima?”.
“Certamente” rispose il demonio, esplodendo il miglior sorriso possibile, sicuro di averlo ormai in pugno.
“Qualunque donna a cui tu dirai Samanafattababbudoiu verrà a letto con te e compiacerà qualsiasi tuo appetito sessuale. In cambio, devi soltanto cedermi l’anima e firmare qui” Mephisto estrasse dalla piega del suo mantello un grosso libro rosso. Lo aprì e un vortice di lamenti di dannazione pervase la stanza. Dal nulla, il contratto fra lui e il suo cliente venne scritto fra le pagine con inchiostro rosso vermiglio, simile al sangue.
Gold firmò e all’istante si sentì diverso. Mephisto iniziò a ridere sempre più forte, tetro e orribile.
“E ora, l’anima che devi pagare come prezzo” il demone prese fra le mani una lunga corda in pelle nera, lucida e laccata.
“Sil, vieni n’attimo” chiamò Gold.
Il rosso apparì sull’uscio della porta. “Che succede, amico?” disse, tutto eccitato, come Bugs Bunny.
“Vai con il signor Mephisto. Non ti preoccupare, è un mio caro conoscente”.      
“Sarai la mia puttanella. Ci divertiremo molto, assieme” s’intromise il demone, sorridendo.
Vedendo i denti aguzzi, Silver si spaventò, però poi Mephisto fece schioccare la corda e il rosso pensò immediatamente che quello doveva essere il regalo bondage che Gold gli aveva promesso per Natale. Si affrettò quindi euforico al fianco del Signore dei Demoni, il quale fece sibilare la corda, che si attorcigliò attorno al collo del ragazzo, legandolo stretto.
“Ci vediamo dopo, Gold” salutò l’amico.
Subito dopo, Mephisto teletrasportò se stesso e il ragazzo negli Inferi. Silver era convito di passare una bellissima giornata.
Si sbagliava.

61. MOGANIA SEMBRA FREDDA
"Dai, Sil...".
Crystal camminava sensualmente nella camera d'albergo, indossando una camicetta semitrasparente. Silver le guardò le tette velate, poi alzò il viso.
"Prego?".
"Ho un certo languorino...".
Quello si alzò e sbuffò, affacciandosi dalla finestra. "Non c'è sole..." fece poi, guardando una Crystal panterona che lasciò cadere la camicetta, rimanendo soltanto con un tanga assai striminzito.
"E allora?".
"Sai che lo faccio solo alla luce del giorno".
"Farai uno strappo alla regola, oggi!" esclamò la moretta, tirandolo per mano e portandolo verso il letto.
Quello sbuffò. "Oggi non ho voglia... Non puoi domandare a Gold di fare quel giochino che ti piace con le pale del ventilatore?".
"No, oggi voglio fare il numero della ruota panoramica con te".
E lo spogliò, facendolo stendere.
"Apri il garage" disse quella, vedendolo con le gambe strette e chiedendosi come facesse a non aver ancora perso un testicolo in quel modo.
"Per forza?".
E quella lo colpì con forza, con un ceffone, spalancandogli poi le cosce e vedendo il piccolo pene rintanato nel pube grassoccio.
"Ancora non mi capacito del motivo per cui tu sia abbia tutta questa ciccia soltanto lì...".
"Ero un bambino obeso, lo sai! Non riapriamo questo discorso!".
"Va beh... Fuori piccolino! Vieni qui, vieni! Ti faccio entrare nella grotta calda e umida della zia Crystal!".
Soltanto il prepuzio usciva da quel nido adiposo.
E Crystal non era nota per la sua pazienza, quindi, dopo un quarto d'ora di pompino a un crocché di carne, alzò lo sguardo verso il proprietario di quell'organo inutilizzabile.
"E allora? Dobbiamo aspettare tutta la notte? Ho già i preliminari fatti, poi scadono e devo ricominciare daccapo!".
"Il freddo mi fa quest'effetto..." cercò di giustificarsi il rosso.
"Senti, fottiti!" fece quella, tirando con entrambe le mani i grossi testicoli del ragazzo, facendoli scoppiare entrambi.
Un piccolo boom si udì dalla camera accanto. Ma neppure la lavanderia riuscì a smacchiare quelle lenzuola.

62. MINDFUCK
Silver camminava nel bosco quando vide due Charizard intenti ad accoppiarsi. Il maschio si stava approcciando in quel momento alla femmina. Volendo immortalare la vista più unica che rara, il ragazzo prese il cellulare e fece una foto. Infastidita dal flash, la femmina ringhiò e volò via.
Questo fece imbestialire il Charizard maschio che, con un solo movimento delle mandibole, staccò la testa di Silver dal corpo. Dopodiché, per evitare di sprecare gli ormoni già in circolo, raccolse il capo del ragazzo e si scopò il cervello, passando dall’occhio destro.

63. GIURO CHE È ROSSO
"Affogo! Affogo, Gold! Sai che non so nuotare!".
"Cazzo, rosso di merda, è come pedalare in bicicletta ma senza bicicletta e senza pedali. E soprattutto senza le tue cazzo di rotelline rosa, il cestino da femmina e la trombetta poco etero!".
"Aiutami!" urlava Silver, non toccando più e cercando di combattere con tutte le sue forze per rimanere a galla.
Gold poi alzò gli occhi e vide un maestoso esemplare di Gyarados rosso ruggire.
"Dannazione! Questo lo devo dire proprio a Ruby!".
Tirò fuori il cellulare e telefonò il ragazzo che si trovava a Hoenn.
"Hey, sembrogaymanonèvvero,sonosoloeffemminato, a te che piace il rosso, non indovinerai mai cos'ho davanti agli occhi!".
Silver annaspava. "Aiutami!" esclamò, scendendo nuovamente sotto il livello dell'acqua.
"No, non è un dildo coi lustrini... So che l'ultima volta era un dildo coi lustrini, Ruby, l'ho comprato su Wish... È per la mia collezione, che importa ora per cosa lo uso? Comunque no, indovina!".
"Affogo!".
"No. Non è un pomodoro. È rosso ma è più grande...".
"Ti prego, non ce la faccio più!".
"Non è neppure una foto della vagina di Blue in primavera, dopo il letargo! È ancora più grande!".
Ormai la testa del ragazzo era totalmente sott'acqua.
"Un Gyarados! Ma rosso!".
Silver ormai galleggiava lentamente.
"Giuro che è rosso!".

64. FAVORI DIVINI
Era ormai tutto il giorno che Silver non smetteva di assillare Gold, chiedendogli di uscire fuori a fare un pupazzo di neve assieme. Finalmente il moro accettò e lo portò in giardino per fare il maledettissimo gioco. Una volta finito, Silver iniziò a martellarlo per essere accompagnato allo Zoo.
“Arceus, se mi vuoi bene, liberami di questo fardello!” urlò Gold al cielo, esasperato.
Immediatamente dopo, un fulmine a ciel sereno squarciò l’aria. Colpì Silver e lo arrostì. Lui cadde a terra, immobile.
Gold, strabiliato, si avvicinò all’amico che iniziò a lamentarsi e piangere per il dolore. Un altro fulmine partì dal cielo, tappando per sempre la bocca di Silver.
“Grazie, amico. Godfist” Gold alzò e batté il pugno diretto verso l’alto.

65. JASMINE SEMBRA DELICATA
"Sai... non pensavo di piacerti..." fece Silver, avanzando lentamente in casa sua. Le luci erano spente e lei lo tirava per il lungo corridoio, precedendolo e stringendogli la mano.
“Sei delicato. Mi piacciono i tipi come te”.
Si voltò per un attimo, sorridendogli con una dolcezza quasi disarmante.
Arrivò davanti alla camera e sorrise, lasciando cadere il vestitino bianco ai piedi.
Era già a seno nudo. Sfilò lo slip e sorrise ancora, arrossendo e entrando in camera da letto, dove fece stendere Silver e lo legò con nodi stretti.
“Benissimo” sorrise, infilandogli le mutandine in bocca. “E ora… farò di te ciò che voglio…” disse, prendendo un barattolino di vaselina.
Silver spalancò gli occhi ma tutto sommato la cosa era ancora accettabile. Tuttavia la vide avvicinarsi alle sfere e prenderne una. La avvicinò alla bocca e sussurrò qualcosa.
“Steelix, piccolo mio. Oggi sarai il dildo” fece.
Così è morto automaticamente. Di paura.

66. GOLD RICAMBIA SEMPRE I FAVORI
Durante uno dei suoi riposi pomeridiani sul divano, con una palla fuori dal pigiama, Gold venne svegliato di soprassalto da una voce tanto potente da sembrare una montagna che si spacca in due.
“Gold, mio prescelto, ho bisogno del tuo aiuto”.
“Chi… chi cazzo è?” chiese lui, sistemando in fretta e furia la palla destra.
“Arceus. L’altro giorno ti ho reso il favore di zittire quell’essere petulante che vive con te. Ma, non ho idea del perché, è tornato a blaterare”.
“Sì, ha la brutta abitudine di resuscitare” Gold addentò una barretta di cioccolato.
“Ne vuoi un po’?” chiese, alzandola verso il soffitto.
“No grazie, Giratina ha detto che sto mettendo su qualche chiletto”.
“Non dargli retta, sei bellissimo così come sei”.
“Comunque… ho bisogno del tuo aiuto. Quel maledetto sta continuando a pregare. Mi chiede cose strane: prega affinché io gli faccia trovare qualcosa che soddisfi i suoi piaceri”.
“E il problema…?”.
“Che vuole far entrare in zone dove NULLA dovrebbe mai entrare”.
“Ah… sì, ha questa abitudine. Cosa vuoi che faccia?”.
“Uccidilo”.
Gold ci pensò per un attimo su. Poi estrasse la sua Glock dalle mutande, di fianco alla palla destra.
“Contaci”.

67. ISOLE VORTICOSE
“Sei sicuro che non cadremo, viaggiando su questo coso?” domandò Gold, stretto ai fianchi di Silver, che pilotava il suo Gyarados in mezzo all’oceano. Si avvicinavano alle Isole Vorticose.
Crystal toccò il moro sulla spalla per attirare la sua attenzione.
“Sai che questo posto è pieno di mulinelli? Trascinano la gente sul fondale, dove affogano” disse.
“Grazie per l’informazione” fece quello. “Ora mi faccio una domanda, Silver” disse poi.
Il fulvo si voltò indietro, per guardarlo.
Un mulinello scrosciava proprio accanto a loro.
“Cosa c’è?”.
“L’acqua è calda o fredda?” fece, spingendolo e vedendolo sprofondare per sempre.

68. MJOLNIR
“Ecco fatto” commentò Gold, una volta finito di montare la mastodontica zanzariera a grandezza umana.
“Perfetto. Finalmente tutti quei Pokémon insetto staranno via dalla cucina” Crystal diede un bacio delicato sulla guancia del ragazzo, provocando un’erezione pressoché istantanea.
“L’importante, è non toccarla quando è in funzione. Colpisce peggio di un fulmine di Thor. Non a caso si chiama Mjolnir”.
“Mi hai preso per stupida?” chiese Crystal.
Poi, ridendo, i due uscirono di casa, diretti al cinema per vedere l’ultimo film d’amore uscito nelle sale. A Gold non importava, sapeva che c’era Jennifer Lawrence e che le si vedevano le tette, e a lui andava bene così. Era ansioso di rivederle dopo il The Fappening.
Qualche ora dopo, Silver rincasò.
“Che bellissima luce…” disse, avvicinandosi alla zanzariera.

69. UN NOME, UN PROGRAMMA
“Goooold!” urlava Silver, dalla camera accanto. Il ragazzo dagli occhi d’oro era nella sua stanza, a lucidare la collezione di protesi di silicone scoppiate di Valeria Marini.
“Cazzo vuoi, orfanello senza pisello?”.
“Oggi è giovedì!”.
“E domani è venerdì…” faceva, con lo spolverino in mano e le crocs viola di Crystal più strette di quattro taglie.
“Il giovedì facciamo quella cosa lì!” esclamò, presentandosi in stanza con una mutanda con la faccia di un elefante stampata sopra e il pene che penzolava a mo’ di proboscide.
Gold lo fissò per due minuti buoni, senza proferire parola. Poi prese coraggio. “Se Crystal ti vedesse con le sue mutande del ciclo ti calcioroterebbe fuori dalla finestra, Silverino pisellino”.
“Un sessantanove, dai!”.
“Un che?!”.
“Io sopra e tu sotto”.
“A fare il passivo?! Mai!”.
Quello sorrise. “Ma no, sciocchino! Tu succhi il mio e io il tuo! Funziona così!”.
Gold fece cenno di no con la testa. “Io non succhio davvero un bel niente”.
Silver allora sbuffò. “E va bene! Allora farò tutto da solo! Ma almeno mettiti sopra!”.
“E va bene. Una succhiata gratuita non fa male a nessuno”.
E così entrambi si spogliarono, con Silver che si stese sotto e Gold, già in turgida e completa erezione, lo sovrastò, mettendogli dapprima il culo sul volto e sostituendolo poi con lo scroto.
Quello, dal canto suo, non vedeva nulla se non la proboscide dell’elefante, percependo la difficoltà dell’altro ad afferrare con le labbra la sua, di proboscide.
Guardava dritto, sbuffando, Gold, notando i problemi che aveva l’altro senza però voltarsi ancora. E quindi decise di aiutarlo, sollevando il bacino e poi affondando il colpo, cercando di beccare la bocca.
“Guancia…” fece Silver, con l’altro che risollevò il tutto e affondò ancora.
“Naso…” ribatté il rosso.
Una terza e ultima volta però, Gold prese la mira e trovò finalmente il buco, bello caldo e umido, e cominciò a scoparselo con forza, fino a riempirlo di sperma.
Quando finì, si accorse di essersi scopato l’occhio sinistro di Silver e di averlo ammazzato sul colpo.
“Uhm… ne ha ancora un altro…”.
70. CEMENTO
Silver camminava per le vie di Amarantopoli, cuffie e sguardo perso nel cielo. Fu per questo che non si accorse di essere entrato in un cantiere, dove gli operai erano intenti a colmare le fondamenta di un nuovo centro commerciale.
A nulla servirono le grida di avviso dei carpentieri. Silver cadde per diversi metri, proprio dove le macchine stavano riversando il cemento a presa rapida. Affondò fino alla testa.
Il capo cantiere fece spallucce. Per dei favori alla Mafia aveva fatto seppellire lì i cadaveri delle puttane dei bordelli rivali di Don Ciccio.
“Prostituta in più, prostituta in meno…” disse fra sé, scambiando Silver per una donna dai facili costumi.

71. FURIO
“C’è solo una cosa che devi sapere di Furio” disse Crystal, a Gold e Silver, pronti a sfidarlo. “È omofobo”.
Gold rise. “Non c’è pericolo”.
“Oh cazzo” spalancò gli occhi quello dai capelli rossi. “Allora non posso entrare! Non riuscirò ad non sembrare gay più di quanto mi facciano sembrare le fangirl!”.
“Furio sicuramente legge le fanfiction” ribatté Gold. “Sai già cosa aspettarti…”.
“E smettila, tu!” rimbeccò Crystal. Guardò poi Silver e gli carezzò il volto. Gli levò la mollettina di Hello Kitty dai capelli e gli pizzicò la guancia.
“Basta non fare l’effemminato. Quello che fai a letto sono problemi tuoi”.
“Vero…” annuì lui.
“SENTO PUZZA DI FROCIO!” urlò Furio, entrando nella stanza come un toro imbufalito.
Gold spalancò gli occhi. “È lui! A lui piacciono gli One Direction!” fece, puntando il dito contro il compagno di tutti i giorni, che fu afferrato dal Capopalestra per la caviglia e sfracellato sulla parete accanto, ricadendo in tanti minuscoli pezzi effemminati.

72. BOYSCOUT
Fiero di aver finalmente ottenuto la medaglia “Amico intimo del prete” e tutti i privilegi che ne susseguivano, Silver fu libero di esplorare i boschi della tenuta privata di Don Ruggiero Conti.
Passeggiando nell’erba alta, non notò l’enorme Victreebel appollaiato su di un albero. Il Pokémon aspetto che il ragazzo fosse esattamente sotto di lui, poi si lanciò a testa calata e lo inghiottì in un sol boccone.

73. LANCE È GELOSO DI SANDRA
“Guardala… ha un culo che… ci spacca le noci, con quelle chiappe, Silver…”.
Gold e l’amico erano appostati davanti la finestra dello spogliatoio della Palestra di Ebanopoli. Sandra era davanti a loro, totalmente nuda. E bona.
Silver la guardava eccitato, mentre Gold ravanava con la mano ciò che aveva nelle mutande.
“Le scorticherei l’anima, giuro…” sorrideva, facendo un video col cellulare.
E poi un rumore sinistro li fece voltare entrambi: era atterrato Lance, sul suo Dragonite.
“Cosa porcaputtanatroia state facendo qui?”.
Il panico. Lance era l’Allenatore più forte di tutta la regione e si avvicinava minaccioso a loro.
Erano attimi di panico, in cui Gold sentiva il cuore battere e il pisello ritirarsi nella propria tana. Silver era invece rimasto immobile.
I due si guardarono per un momento, annuendo: entrambi avevano deciso di sfidare il Campione per non essere pestati a sangue.
Misero entrambi mano alle sfere.
“Vai, Weavile!” urlò il rosso.
Toccava a Gold.
“Palla ninja!” esclamò, gettando una sfera nera per terra che generò fumo, fuggendo via nello stupore generale.
Silver rimase lì, quando si diradò, e fu ucciso di mazzate da Lance.

74. MORTIFERA AMICA
Una notte d’inverno, mentre fuori imperversava una bufera, il campanello di casa trillò. Silver andò ad aprire, con lo smalto che ancora doveva asciugarsi sulle dita della mano. Una volta spalancata la porta, la corrente ebbe uno sbalzo di tensione e la casa si riempì di gelo. Un’imponente figura coperta da una lunga tunica nera, col cappuccio tirato sul viso, fece il suo ingresso. Una falce nella mano sinistra.
Il calore delle lampadine tornò a esplodere nel salotto e la luce andò a colpire il viso dell’ospite inatteso, mettendo in mostra le ossa senza carne. L’essere parlò con voce fredda e glaciale.
“Vieni con me, Ssssilver” disse, trascinando apposta l’iniziale del nome.
Nel farlo, allungò una mano, svelando le dita ossute che cercavano di avvinghiarsi attorno al collo del ragazzo.
Silver si tirò subito indietro.
“Non toccarmi! So che sei la Morte, un solo tocco prende la vita degli uomini”.
“Ah cazzo, mi hai riconosciuta. Sei troppo forte, amico. Batti il cinque!” esclamò d’improvviso lei, con voce calda e cordiale.
E lui lo fece.

75. MAI DIRE L’ULTIMA PAROLA
Gold, Silver e Crystal erano seduti sul divano, a guardare Super Qquark. Ma distrattamente, di tanto in tanto, chiacchieravano, scambiandosi pareri e opinioni su cosa fosse meglio tra il seno di Chiara e il culo di Jasmine.
“Il pacco di Angelo. L’ho detto” fece Crystal. “E smettetela di fare sempre i maiali. Piuttosto, Silver. Quante volte sei morto fino ad ora?”.
“Settantaquattro!” esclamò sorridente, senza un dente dopo lo scontro con Lance di due morti fa.
E poi cadde una trave della casa che ammazzò soltanto lui.
“Più uno” ribatté Gold, ruttando.

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