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Myzat aka Johikari222 - Happy New Year, Sapphire (Courage for Christmas)


  Happy New Year, Sapphire

 
Ruby non era quel tipo di persona che dava troppa importanza al Natale, al Capodanno o alle festività in generale. Questo non perché le disprezzasse, solitamente le trovava pure rilassanti, tuttavia era abituato a passarlo con quella famiglia che, da sempre, gli aveva creato problemi.
A volte non si risparmiavano litigi fra padre e figlio, anche a rischio di rovinare la cena di Natale, o la Vigilia.
E il ragazzo finiva per rinchiudersi in stanza, sbattendo la porta violentemente e ignorando il clima festivo e caldo. Ma erano anche problemi adolescenziali, e magari non c’entrava solo Norman. Problemi di cuore, dovuti a una relazione con una ragazza dal carattere impossibile.
Quindi era di routine che passasse le festività  rimuginando sugli eventi più recenti, mentre accarezzava la schiena di Nana o mentre le spazzolava il pelo soffice e lucido.
Tuttavia, proprio grazie a quella giovane dai modi selvaggi, il suo modo di vedere la vita era cambiato, diventando il totale opposto di quel che era sempre stato.

Sapphire era così: un vortice di frenesia e vitalità, probabilmente l’unico spiraglio di luce per Ruby, a un certo punto del suo percorso.
Un’ancora, o comunque una persona che prima di rubare il suo cuore e la sua anima, lo aveva salvato dai tagli e dalle sue mancanze, accettando i difetti che si erano creati intorno alla sua figura.
Ed era incredibile come lei riuscisse a essere così spontanea nei suoi gesti; come un tornado, poteva spazzare tutta la negatività del ragazzo. O la tranquillità.

Ma chi era Sapphire Birch?

Sarebbe stato più semplice dire chi non fosse, dato che avrebbe avuto troppe cose da raccontare. Troppe sfaccettature rinchiuse in un corpicino minuto, dotato di una forza capace di fargli del male anche involontariamente.
C’erano due pezzi di zaffiro incastonati nei suoi occhi, che ammaliavano e rapivano come una meravigliosa sirena dal canto armonioso.
Si insinuò nell’anima di Ruby fino a diventare l'unica ragione del suo respiro.

Il ragazzo aveva ventitré anni ormai, era riuscito a collezionare tutti i fiocchi per ogni categoria e livello di difficoltà, i suoi sogni si erano realizzati e viveva una vita perfetta con la sua meravigliosa donna.
E non c'era giorno che non lo pensasse, ogni volta che si svegliava e la vedeva già in piedi, bellissima. I capelli sciolti, la camicia da notte che le lasciava scoperte le gambe, i passi lenti e silenziosi che osava per non disturbargli il sonno.
Ma lui, già sveglio da prima, passava il suo tempo a guardarla con la coda dell'occhio ammirando il suo così semplice fascino.
E semplice per come era sempre stata, lui si era innamorato. Anche di quel suo aspetto selvaggio e ribelle, di quel suo essere così difficile, complicata, facilmente irritabile. Quella forza che riusciva buttare fuori negli scatti d'ira incontrollata, che aveva sfruttato a suo favore per salvare la situazione più di una volta, quando contava farlo.
Poi, notando il suo sguardo vagare su di lei, arrossiva leggermente e gli si avvicinava, mollando tutto ciò che stava facendo, e si sedeva sulle sue gambe, accarezzandogli il viso.
Ruby le sorrideva e le cingeva la vita. Lei ricambiava il sorriso ma, con ogni probabilità, anni prima gli avrebbe morso una guancia, data la sua poca abitudine con quei gesti così affettuosi e intimi.
Lei ammetteva di avere ancora un po' di vergogna e esitazione, ma le bastava qualche frazione di secondo e si lasciava andare, lasciandogli casti baci sulle labbra.

Sapphire riusciva in qualche modo a fargli vedere il mondo da un'altra prospettiva, facendogli dimenticare in quell'arco di tempo dei suoi problemi, rilassandolo e tracciando linee immaginarie sul suo profilo. Adorava quando lui chiudeva gli occhi sorridendo, in uno stato di trance dove non sentiva altro che le carezze sul viso. Lei c'era sempre, anche nei momenti di ansia, o quando si agitava nel sonno per via dei suoi incubi.
Ruby, col sonno perennemente tormentato dagl’incubi, in cui le immagini di suo padre, di Rocco e di Rossella che morivano sotto i suoi occhi si avvicendavano con velocità quasi assurda. Vedeva le chiazze di sangue che sporcavano i suoi vestiti, e poi Sapphire che spariva dalla sua vita. E non riusciva in alcun modo a far passare quel trauma che, lentamente gli logorava l'anima.
Per questo c'era lei. La ragazza che aveva assistito alla distruzione, e che dormiva al suo fianco ogni notte. Gli posava una mano sul petto nudo e lui si svegliava, ritrovandosi davanti un angelo vestito di bianco che alleviava dolori e preoccupazioni.
E Sapphire odiava essere considerata un angelo. No, lei preferiva definirsi una donna selvaggia. E quando lo puntualizzava Ruby scoppiava a ridere, ripensando alla loro adolescenza.
Neanderthal era il suo soprannome.
Poi era diventato Sapphire.
Poi Amore.
Ruby non si sarebbe mai sbilanciato affermando dicendo che Natale e Capodanno fossero comunissimi giorni, perché con quella ragazza ogni giorno era festa.

E infatti, per Ruby il fatto che fosse il 31 Dicembre non contava nulla. Stava seduto sul divano con in mano il telecomando della televisione, mentre faceva i grattini sulla testa a Coco, che rispondeva rilassata emettendo fusa. Odiava i noiosi programmi sul Natale, quelli dove finiva tutto bene e si festeggiava in famiglia, erano così scontati. E ogni anno trasmettevano Una Poltrona per Due. "Che palle" diceva mentalmente, continuando a scorrere lungo la lista dei canali.
Fu fermato poi da una voce squillante e repentina.
Sapphire, che aveva tutta l’intenzione di festeggiare come da tradizione, si mise davanti alla televisione con le braccia incrociate sul seno, un sopracciglio alzato e un’espressione contrariata.
«Invece di stare qui a non fare nulla, non possiamo uscire? Fare qualcosa?» chiese, guardandolo sbadigliare.
«Ma fa freddo per uscire, Sapph» rispose lui smorzando un sorriso per non farla arrabbiare.
O almeno per non farla arrabbiare di più. Spesso lei diceva di non sentire freddo, ma il fatto che quella volta tenesse una copertina rossa a scacchi sulle spalle l’avrebbe subito smentita.
«Oh ma andiamo! Stare chiusi in casa è deprimente!» controbatté la giovane, tenendogli testa.
«Sono le undici.»
«Appunto! Usciamo almeno per vedere i fuochi!.»
«Va bene, ma non adesso» disse Ruby alla fine, prendendole la mano e avvicinandola a sé.
Lei per tutta risposta abbassò lo sguardo un po' irritata, sentendo poi ridacchiare l'altro.
La prendeva in giro.
«OH! MA TI DIVERTO TANTO?!» esplose, alzando il tono della voce. Ruby non rispose, la tirò e la vide cadere su di sé. Le mise una mano sul fianco sinistro, ancora ridendo, e alzò la testa per guardarla negli occhi.
Sapphire avrebbe potuto giurare di odiarlo in quei momenti, ma sarebbe stata una sporca bugiarda. Nemmeno dovette avvicinarla ulteriormente che lei lo stava già baciando.
Si sistemò meglio su di lui e gli si sedette sulle gambe, continuando con quel dolce scambio di effusioni. Un bacio tirava l'altro, il ritmo aumentava diventando frenetici e passionali.
Ruby passò le dita sul maglioncino che Sapphire indossava, saggiandone il cotone e facendole quasi il solletico, mentre la coperta scivolava per terra.
Il bacio terminò, con la bella che si allontanò dal suo volto, sorridendo impacciata e aggiustandosi la ciocca di capelli che ribelle le copriva l'occhio.
«Mi basta poco per farti calmare» ammiccò lui senza mollarla, facendola sbuffare e arricciare il labbro.
«Ma credi che sia una belva?!»
«Mmh, qualcosa del genere».
«Sei uno stronzo» gli disse, pizzicandogli la guancia e lasciandola soltanto quando lui non la pregò, scusandosi.

Al contrario delle apparenze, a Sapphire non interessava poi chissà quanto delle feste. Erano solo un pretesto per staccare dalla routine quotidiana e divertirsi. Il fatto di poter avere Ruby tutto per sé la allettava. Lei era sempre impegnata ad aiutare il padre con le ricerche, mentre lui ormai lavorava attivamente nel mondo dei Contest, continuando a gareggiare e producendo abiti per Pokémon e Coordinatori. Si rivedevano la sera, stanchi e vogliosi solo di dormire abbracciati.
Ma durante le vacanze riuscivano a viversi l’un l’altra, motivo per cui era estremamente contenta del Natale.

Lui la guardò, mentre, ancora imbronciata, distoglieva lo sguardo. Di nuovo, la tirò a sé e la baciò, lasciando scivolare la mano sotto il bordo del maglioncino, salendo, carezzandole i fianchi e seguendo la linea del dorso, arrivando alle scapole.
Non aveva il reggiseno e la sua pelle era morbida e liscia.
Sapphire, dal canto suo, adorava essere toccata in modo gentile, quando a farlo era Ruby. Di tanto in tanto si lasciava scappare qualche sospiro, infervorandosi. Si rendeva conto che soltanto lui fosse capace di farla rabbrividire solo accarezzandola. La conosceva meglio di chiunque altro, sapeva anche quali fossero i suoi punti deboli. Il collo era uno di quelli.
Infatti, cominciò a lasciarle umidi baci e a passarle una mano fra i capelli, facendole inarcare leggermente la schiena. Si trovavano in quel magico momento che precedeva il paradiso, in cui entrambi si prendevano per mano e cominciavano a camminare assieme. Lei chiuse gli occhi e si morse il labbro, godendosi appieno quelle attenzioni. Si sentiva pronta. Ma poi un botto distolse l'attenzione dei due, che guardarono verso la finestra.
La ragazza sobbalzò. «I fuochi d'artificio! Ruby!» gridò esaltata la ragazza alzandosi di scatto e tirandolo per un braccio.
Ruby la guardò teneramente e sorrise, afferrando i cappotti e mettendoglielo sulle spalle, per poi uscire fuori. Albanova non era molto calda in quel periodo dell’anno, e rimasero sull'uscio, per cercare di non perdere troppo calore. Alzarono gli occhi al cielo, osservando rapiti le cascate dorate e scintillanti.
Lei sorrideva, completamente rapita da quello spettacolo. Ruby la guardò, vedendola felice e sorridente, con gli occhi che brillavano forse più del cielo.
Rifletté, capendo che neppure lui riusciva a quantificare quanto l'amasse. Era impossibile da calcolare, e forse soltanto l'infinito poteva essere una risposta corretta.
Perché l'amore che Ruby provava per Sapphire cresceva ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo. Ogni cosa di lei lo faceva innamorare ancor di più, il suo carattere, il suo corpo, il suo profumo. Sarebbe morto senza la sua presenza, istantaneamente. Se mai non se la fosse più ritrovata accanto, al mattino, il suo cuore si sarebbe fermato subito.
Era ormai parte di lui, gli era entrata sottopelle e lo aveva rinchiuso nella sua gabbia, rendendolo inerme a dei sentimenti che erano diventati più grandi di lui.
Sapeva che Sapphire non avrebbe amato altro uomo all'infuori di lui.
Erano casi disperati, quei due. Vivevano solo per stare insieme, per sentire i respiri dell'altro sulla propria pelle, per potere essere la ragione dei sorrisi che si increspavano sulle loro labbra.
Loro cercavano la felicità completandosi, unendosi.
Anche Sapphire spesso si perdeva in pensieri che non avrebbe mai condiviso con Ruby, essendo essi troppo imbarazzanti.
Alla sua vita senza il ragazzo, ad esempio. Sarebbe stata comunque una vita soddisfacente, ma non piena. Sarebbe stata buona, non perfetta. Sarebbe stata bella, non meravigliosa.
Senza Ruby sarebbe stato tutto così noiosamente semplice, insaziabile. Sarebbe sempre stata alla ricerca di qualcosa che la rendesse completa, senza mai trovarla. E si sarebbe consumata, distrutta da sola.
Anche quel suo essere così insopportabilmente eccentrico, lei lo amava. Anche se lo odiava, lei lo amava. E continuava così all'infinito.
Però Ruby sapeva tutto, come lei era a conoscenza delle sue paure, dei suoi bisogni.
Gli occhi del ragazzo si posarono sulla mano di Sapphire, vuota, fredda. Preso dal momento gliel’afferrò e lei si voltò verso di lui, sorpresa da quel gesto.
Il ragazzo sentiva il bisogno di baciarla, ossessivamente. Mai era stato così grande il desiderio, benché fosse un azione abitudinale.
“Auguri”.
Si avvicinò e le alzò il mento, scoccandole un bacio. Aveva bisogno di lei.
Perché Sapphire era fuoco, il fuoco che lo teneva ancora in piedi. Alimentava la fiamma come legna, riempendo di calore i loro due corpi nonostante fosse freddo e fuori tutto congelasse.
Sapphire ricambiò il bacio e gli carezzò una guancia, portando in sottofondo i rumori dei fuochi d'artificio. Nella sua testa nulla più. Solo il silenzio.
No.
Solo il rumore delle labbra di Ruby muoversi sulle sue e il cuore che batteva, accelerando i respiri.

Si staccarono, notando solo dopo che i fuochi erano già finiti. Sapphire come al solito distolse lo sguardo, non riuscendo a reggere quello del suo uomo.
«Guardami, Sapph» disse lui con voce profonda e calma. Lei lentamente si girò con le gote arrossate.
«Felice anno nuovo anche a te» fece la castana accennando un sorriso, balbettando appena per il freddo.
«Entriamo dentro adesso, stai congelando». E lo trascinò all’interno.
In quella costante ricerca dell'altro, in quella frenesia spassionata di sentimenti ardenti, avrebbero continuato a vivere meravigliosamente, ancora un altro anno.

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