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Levyan - Nubian - 9 - L'uomo delle stelle

 
IX
L’uomo delle stelle



Ruby si gettò su Sapphire, entrambi caddero a terra. Non riuscivano ancora a vedere nulla, ma il Dexholder percepì chiaramente il rapido passaggio di qualcosa di affilato proprio nel punto in cui, un secondo prima, stava il collo della ragazza.
«Protezione» gridò Ruby, gettando a colpo sicuro la Ball di Milotic sul terreno.
Comparve attorno a loro il sinuoso Pokémon Tenerezza, che li avvolse nelle sue spire lisce e luminose, generando una barriera di energia attorno a sé. I due si stropicciavano gli occhi, cercando di recuperare il senso della vista. Sapphire, avendo degli occhi più sani, impiegò meno tempo.
«Merda» la sentì esclamare Ruby, mentre tutto attorno a lui era ancora una macchia sfocata «Stramontante!» gridò.
Il ragazzo percepì la barriera di energia infrangersi come una cupola di vetro poi udì chiaramente il suono del colpo di un Blaziken fare centro, il nemico aveva utilizzato Breccia, ma poi era stato intercettato dal Pokémon di Sapphire.
Finalmente, anche Ruby ricominciò a distinguere le immagini attorno a sé.
«Dragartigli» disse la voce di qualcuno.
La mente metodica di Ruby, che diede per scontato di dover fronteggiare un Pokémon di tipo Drago, ordinò a Milotic di rispondere con Codadrago. Dal nulla spuntò un Eelektross pronto ad affondare le unghie nelle sue prede, ma la sua melliflua figura fu immediatamente spazzata via dalla potenza di Mimi come un moscerino da un tergicristallo.
«Psicotaglio» continuò l’Allenatore sconosciuto.
Questa volta fu Sapphire ad intervenire, facendo intercettare il fendente da Blaziken, che lo neutralizzò con un Calciardente. A beccarsi il contrattacco fu un Gallade con le lame sfoderate, che cadde all’indietro, dopo essersi beccato un colpo rovente in pieno addome.
Finalmente, i due ebbero la possibilità di guardare in faccia colui che aveva tentato di ucciderli. Videro un ragazzo dai lunghi capelli castani e i lineamenti marcati che indossava un completo scuro, simile a quello degli agenti che avevano già incontrato, ma in versione invernale.
«E’ della FACES» affermò Sapphire, riconoscendo la tenuta.
Senza dare alcun cenno di volersi arrendere, il ragazzo prese altre due sfere dalla sua cintura.
«Milotic, congela le Ball!» esclamò Ruby, pronto al contrattacco.
Il ragazzo le lanciò ai due estremi opposti, una a destra, una a sinistra. Il Pokémon di Ruby ne riuscì a intercettare soltanto una, bloccandola in uno spesso blocco di ghiaccio e impedendone l’apertura. L’altra si aprì normalmente, lasciando uscire un enorme Noivern dagli occhi ardenti di rabbia.
«Mira ai due allenatori» gli ordinò l’Allenatore, con un filo di voce.
Il drago scattò verso il nemico trascinandosi dietro le ali a membrana, si muoveva come un enorme pipistrello. Un pipistrello di quasi due metri.
Fu Milotic a interporsi tra Ruby e Sapphire e quel grosso volatile, entrando in un conflitto corpo a corpo in cui avrebbe prevalso quello con le squame più resistenti. Ruby dava ordini e il serpente marino eseguiva, sferrando dei colpi micidiali con l’estrema grazia che lo caratterizzava. Sapphire, dal canto suo, lasciava che Blaziken facesse a botte con il Gallade nemico, il quale non aveva tardato a rialzarsi. Scizor, invece, era ancora in pieno stordimento, dopo quella codata immane che Milotic gli aveva sferrato.
 Per un istante, la ragazza ammirò quella scena, distraendosi dal combattimento. Ruby era stato colto di sorpresa, ma aveva preso la situazione in mano, lottava con gli occhi ardenti di sicurezza e determinazione, come pochi anni prima. Lei lo ammirava, anche se a volte la faceva sentire inferiore. Eppure, non riusciva ad ignorare la bellezza delle coreografie che lui improvvisava durante un combattimento. In quell’istante, mentre Blaziken malmenava un Gallade e Milotic sottometteva un Noivern intenzionati a ucciderli, si rese conto di una cosa: era un’Allenatrice con le spalle grosse. Non si era mai resa conto veramente del potere che stringeva nelle sue mani, ne aveva avuto il sentore il giorno in cui la stampa mondiale si era concentrata su di lei: l’Allenatrice con più medaglie al mondo, ma se ne convinse definitivamente solo in quel momento. Combattendo nella neve, accanto al Campione di Hoenn, per salvare la propria vita e forse quella di molti altri, si rese conto di avere il completo controllo della situazione.
«Zuffa!» ordinò al suo Pokémon Vampe.
Blaziken evitò un fendente e cominciò a colpire violentemente il corpo di Gallade, che rimase stordito dopo il terzo calcio alla tempia.
«Calciardente, liberatene!» continuò.
Blaziken, visto il tentennamento del suo avversario, si prese il tempo di indietreggiare con due saltelli. Poi scattò in una breve rincorsa e assestò un colpo devastante che scagliò l’avversario qualche decina di metri più lontano. Le fiamme che avvolsero il corpo di Gallade sciolsero la neve, affossando il Pokémon in un buco di vapori.
Accanto, Milotic si era alzata in tutta la sua maestosità, sottomettendo Noivern con un attacco Bora così potente da lasciarlo a terra, strisciante, in preda ad un nervoso tremolio. Quel dragone si era trasformato in un gatto spaventato.
Per qualche istante, i due Dexholder contemplarono la propria vittoria schiacciante, lasciando ai loro guerrieri il tempo di riprendere fiato. Fissavano con sguardo gelido l’Allenatore che li aveva attaccati, ma lui sembrava non esser stato neanche sfiorato dalla sconfitta. Sembrava accettare una silenziosa resa.
«La FACES ci manda contro una sola pedina?» gli domandò Ruby «non è da loro, sottovalutare gli avversari» affermò, in un moto di orgoglio.
«Non sono della FACES» si difese lui «per questo sono da solo» spiegò, cripticamente.
«Sei con le spalle al muro, non serve mentire...» gli intimò Sapphire, mentre Blaziken assumeva una posizione di guardia.
«Avete conosciuto Celia, vero?» chiese quello, lasciandoli spiazzati.
Nessuno dei due Dexholder rispose o accennò alcuna reazione. Xavier attendeva responsi che non sarebbero arrivati.
«Tu sei suo fratello?» gli chiese Sapphire, rivoltando completamente la frittata.
Xavier sembrò socchiudere gli occhi per un brevissimo istante, come se cercasse di metabolizzare ciò che aveva appena sentito.
«Stupida, idiota» borbottò a mezza bocca, facendo rientrare i suoi Pokémon esausti. Quando lo videro attingere alla sua cintura delle Ball, Ruby e Sapphire scattarono subito sull’attenti, rendendosi poi conto di non dover temere alcunché.
«Milotic, immobilizzalo» ordinò il Campione di Hoenn.
Nella frazione di secondo che intercorse tra la sua sentenza e il movimento fulmineo del serpente marino in direzione del nemico, lo videro estrarre qualcosa da una sorta di fondina attaccata alla cintura. Si udì un suono soffocato e Milotic cadde a terra, priva di forze. Ruby e Sapphire non ebbero il tempo di reagire, Blaziken fu più rapido e scattò in soccorso della compagna.
Il ragazzo vestito di nero prese di nuovo la mira, stringeva una semiautomatica con cui fece fuoco sul Pokémon, lasciandolo a terra, in preda a degli inquietanti e spasmodici tremori.
«Toro!» gridò soltanto Sapphire, che osservò quella brevissima scena con ogni muscolo in preda ad un fremito involontario, che la spinse a correre verso il suo Pokémon.
Ruby si trovò in difficoltà, il suo istinto non si faceva sentire e la sua mente lo faceva sentire come un bambino messo all’angolo dai suoi genitori. Se avesse estratto una terza Ball, quello avrebbe sparato ad un altro Pokémon, se avesse lasciato intervenire Sapphire, sarebbe stata lei a beccarsi un proiettile. Quelle scene lo avevano paralizzato, come una forte scossa lungo il sistema nervoso.
Poi, qualcosa lo spinse a muoversi. Il tempo cominciò a scorrere a rallentatore, vide il ragazzo estrarre un oggetto da una tasca di quel completo nero e privarlo della sua spoletta.
Nessuno se lo sarebbe aspettato.
«Sapphire!» esclamò, intercettando la ragazza e spingendola dietro di sé. Quella oppose resistenza, nonostante capisse razionalmente di non doverlo fare, per istinto di autoconservazione.
Il ragazzo vestito di nero prese la mira e attese. Attese due interminabili secondi, probabilmente ebbe le ultime remore che precedevano l’assassinio, forse era pure la prima volta che decideva di uccidere. Poi, si distaccò dalla realtà e gettò la granata in direzione dei due Dexholder, che nel frattempo stavano cercando di prendere le distanze.
Ruby si si gettò una seconda volta a terra con Sapphire tra le braccia. Cercò di beccare un luogo abbastanza protetto, parzialmente coperto da una delle colonne diroccate della Vetta Lancia. Udì il debole suono del metallo che tocca una superficie dura, chiuse gli occhi.

Green e Blue erano giunti a Memoride. Ritornare alla civiltà, dopo giorni di vagabondaggio, fece loro uno strano effetto. Erano degli Allenatori itineranti, o almeno lo erano stati, ma si erano sempre avventurati per luoghi frequentati da altri Allenatori, non sulle vette sperdute di una catena montuosa deserta. L’atmosfera del paesino antico li avvolse in maniera svogliata, la piccola cittadina era infatti quasi stata soffocata dalla neve, come molte altre aree urbane di Sinnoh. Si mossero lungo i sentieri ripuliti di paesani più volenterosi, raggiungendo il Centro Pokémon in fretta. Memoride era una piccola realtà e quello non era un periodo in cui si vedevano molti Allenatori in giro, per questo i pochi presenti all’interno del Centro, riconobbero subito due forestieri.
«Avremmo bisogno di affidarle i nostri Pokémon» fece Green, rivolgendosi all’infermiera.
«Ehm... certo» acconsentì lei, un po’ spiazzata dall’incontro con Green, lisciandosi i capelli.
«Ha il cartellino al contrario» sussurrò Blue all’orecchio del suo uomo.
I due Dexholder lasciarono le PokéBall sul bancone e si ritirarono presso i divanetti del bar, ordinando delle bevande bollenti. Dopo un minuto, la cameriera portò loro una tazza di caffè corretto con del liquore alla noce, un enorme mocaccino spruzzato di cacao e un vassoio di biscotti.
«Ne avevo proprio bisogno» esclamò Blue, sorseggiando avidamente il suo mocaccino «dopo cinque giorni in mezzo alla neve».
«Dovremmo aggiornare Gold e gli altri» mormorò Green.
«A proposito dei nostri progressi» ribatté Blue con sarcasmo.
«Beh, matematicamente, se noi non siamo riusciti ad ottenere nulla, qualcuno tra Kalut, Ruby o Sapphire avrà delle buone notizie, no?»
«Avremmo proprio bisogno di qualche buona notizia, ora» continuò lei, malinconica. Ovviamente, il suo pensiero si era subito spostato a Silver e Crystal, ancora costretti in ospedale «dovrei proprio chiamare Yellow, chissà se ci sono delle novità» decise, con un velo di speranza, estraendo il suo cellulare.
Green ebbe una lieve distorsione. Si sentì come se avesse dimenticato una cosa importante che, per un determinato motivo, era improvvisamente riaffiorata. Si chiese di che cosa potesse trattarsi ripercorrendo i suoi tracciati mentali mentre, in sottofondo, Blue parlava con Yellow al telefono.
Si rese conto dopo alcuni minuti di star facendo la figura dell’idiota, con quello sguardo fisso nel vuoto, aveva rischiato anche di mollare la presa sulla tazza di caffè. Diede una lunga sorsata, scavando nel sapore dolciastro della bevanda, in cerca dell’amaro sentore del liquore.
«Quindi ancora non vuole saperne... di parlare con nessuno?» chiedeva Blue alla sua amica, che era ancora nell’ospedale di Porto Alghepoli «vorrei essere lì» era sinceramente addolorata.
Green la vide tacere per qualche secondo, alzarsi dal divanetto, stringersi nelle spalle e abbassare notevolmente la voce. Pure il suo tono cambiò, perdendo le sue note acri e acquisendo un suono decisamente più dolce.
«Tu come stai, invece?» sembrò indugiare pure in un sorriso.
Green osservò attentamente quel suo cambiamento, lo trovò strano. Non tanto per l’atto in sé, quanto per il suo contesto.
«Ti senti bene?» domandò Blue, sembrando ancora intenzionata a non rendere Green partecipe della conversazione, come se stesse provando vergogna.
Il Capopalestra fece finta di non star fissando la castana, nel tentativo di decifrarla. Continuò a sorseggiare il suo caffè, pensando a quanto fosse gradevole bere quella bevanda bollente, visto il refrigerio esterno.
Oh, cazzo.
Refrigerio. Frigorifero. Green posò la tazza. Un flash improvviso balenò nel suo cervello: l’immagine di un foglio appeso al frigorifero di Blue, su cui la ragazza aveva trascritto alcuni dei suoi impegni.
Le parole tornarono a galla, come il testo della sigla di un cartone animato. E improvvisamente tutto fu più chiaro:
Compra divano nuovo e visita ginecologica Yellow.
Tornò a guardare la sua ragazza che parlava al telefono inclinando la testa e inarcando la spalla, come se volesse proteggere le parole che la sua amica stava pronunciando.
Ecco perché non l’aveva detto a tutti, settimane prima, stava aspettando il momento giusto. Poi, un dragone aveva fatto irruzione in uno stadio, uccidendo trecento persone e devastando una città intera. Le duemila avversità che erano stati costretti ad affrontare, non le avevano permesso di concedersi questa confessione, erano pochi coloro che sapevano la verità.
Yellow aspettava un bambino.
Ormai, niente era più un segreto, Green stava fissando Blue, con quello sguardo vuoto che poche volte si era concesso di mostrare. Blue continuava a parlare con la sua amica, ma tra sé e sé aveva capito, leggendolo nello sguardo del suo uomo, di aver lasciato trapelare troppe informazioni.

Kalut stava scendendo il versante della montagna verso sud-est, in direzione Memoride. Aveva raggiunto l’obbiettivo, si era trovato faccia a faccia con il centro del problema, ma aveva deciso di tornare indietro. Più che altro, era stato Xatu a riportarlo sulla retta via, facendogli capire che, agendo da solo e non tornando al punto di ritrovo nel giorno stabilito, avrebbe perso gli unici alleati disponibili. Inoltre, non aveva la minima idea di come affrontare ciò che si era trovato davanti, quindi aveva optato per il sostegno degli altri, magari sarebbero riusciti a cavare un ragno dal buco.
Ancora faticava a credere a ciò che aveva visto, la FACES aveva costruito un impianto avanzatissimo, un alveare all’interno del quale erano stati intrappolati centinaia di Pokémon di tipo Ghiaccio, collegati tutti ad un sistema che indirizzava la loro energia verso un centro focale: il Nodo di Regigigas. Intuibilmente, era stato quel macchinario a scatenare il gelo e a portare una nuova era glaciale su Sinnoh e territori limitrofi in pieno luglio. Il ragazzo dai capelli bianchi andava di fretta, non era mai stato un tipo paziente e stavolta fremeva dalla voglia di condividere con i compagni ciò che aveva scoperto.
Era necessario agire al più presto, non aveva seguito il telegiornali per giorni, ma il suo istinto gli diceva che le condizioni di Sinnoh, dopo il crollo iniziale per via del cataclisma improvviso e dopo essersi stabilizzate per un breve periodo, stavano di nuovo peggiorando in maniera drastica. Erano morte già quasi trecento persone, nei primi giorni di gelo, per le cause più varie.
Spesso, pronto a tagliare le gambe degli eroi, c’era il tempo. Il malefico e inesorabile tempo.

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